La sindrome delle apnee ostruttive del sonno (denominata anche semplicemente OSAS) è una condizione clinica caratterizzata da un elevato numero di episodi ostruttivi delle prime vie aeree, completi (apnee) e/o incompleti (ipopnee), durante il sonno. L’aumento di peso, il fumo, il russamento abituale, eventuali anomalie scheletriche del naso o della faccia possono costituire fattori di rischio per quanto riguarda l’insorgenza dell’OSAS.
La comparsa di questi ripetuti episodi di ostruzione si associa ad una diminuzione di ossigeno nel sangue, ed aumento dell’anidride carbonica. Solitamente i fenomeni notturni rimangono oscuri al paziente, il quale però, durante le ore del giorno, ne lamenta invece le conseguenze diurne: eccessiva sonnolenza, difficoltà di concentrazione, decadimento delle facoltà cognitive, disfunzione sessuale, irritabilità e alterazioni della personalità. Il rischio di incidenti stradali o sul lavoro in questi pazienti è da 4 a 8 volte superiore rispetto ad un gruppo di controllo. Inoltre, gravi possono essere le ripercussioni sul sistema cardiovascolare, con sensibile aumento del rischio di ipertensione, infarto, ictus.
La diagnosi viene fatta in base ad un esame specifico del sonno, la polisonnografia, che può essere ambulatoriale o in regime di ricovero, e che viene eseguito nei centri di Medicina del Sonno, di Neurologia, di Pneumologia, Chir. Maxillofacciale e Orl che sono in grado di fare la diagnosi. Questo esame permette di misurare il numero di apnee notturne per ora : al di sopra di 30 apnee si parla di forme gravi, ed il rischio di accidenti cardiovascolari è particolarmente elevato, e pertanto in questi casi il trattamento diventa necessario.
L’approccio terapeutico dell’OSAS deve essere multidisciplinare, e può prevedere differenti sussidi, medici e/o chirurgici, in base alla gravità ed alle singole caratteristiche del paziente. In particolare si possono segnalare le seguenti terapie:
– uso nelle ore notturne di una particolare apparecchiatura (CPAP), che in pratica è una specie di respiratore meccanico, dotato di una mascherina facciale, che permette una ventilazione forzata a livello delle prime vie aeree;
– in alternativa a questo apparecchio, quando non è tollerato dal paziente, possono essere utilizzati dei particolari dispositivi endorali, simili ad apparecchi ortodontici, che tuttavia risultano efficaci solamente nelle forme più lievi;
– infine un’importante alternativa è costituita dalla chirurgia, che può riguardare il naso e il palato nelle forme più lievi, oppure le ossa mascellari nelle forme più gravi (avanzamento maxillo-mandibolare).
Questo tipo di intervento consiste in un avanzamento del mascellare superiore e della mandibola di circa 10 mm, eventualmente con l’associazione di una mentoplastica, eseguito per via endorale, in maniera analoga agli interventi eseguiti per le anomalie dento-facciali (vedi chirurgia ortognatica), ed ha percentuali di successo intorno al 95%. Dopo questo intervento è possibile, da subito, eliminare l’uso della CPAP. L’esecuzione dell’intervento è di stretta pertinenza dello specialista in chirurgia maxillo-facciale, che abbia anche specifiche conoscenze nel campo dei disturbi respiratori del sonno. In Italia esistono diversi centri in grado di eseguire questo intervento, con le specifiche conoscenze e competenze, e possono essere rintracciati alla pagina di questo sito relativa alle strutture di chirurgia maxillo-facciale.